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venerdì 31 ottobre 2014

L'infinito - di Marco Musso

Cerchi un centro,
un punto per iniziare,
un baricentro per continuare.
Cerchi il senso,
il verso del vento,
il significato del calore che provi dentro.
Soffia forte,
soffia ancora,
soffia tra le pieghe e l'aurora.
Ogni giorno un volto nuovo,
ogni scelta uno nuovo sforzo
la voglia di dire ancora.
Guardi il cielo,
guardi dentro,
come lucciola alla ricerca del vento.
Cerchi il verso giusto,
la ragione ad ogni dissenso,
la caparbietà di non arrendersi,
la volontà costante di crederci.
Come quercia sul dirupo
stringi a te ogni radice,
aggrappato alla vita,
all'amore,
a quel sospiro stretto in gola
che nel sentirti vivo
ti dona il senso del tuo cammino.
Poi,
chiudendo gli occhi all'aurora
lasci che l'aria da dentro si muova,
lasci il tuo cuore parlare al corpo,
lasci che ogni costrizione del mondo
diventi ode,
lasci che quell'impalpabile eterno
vibri fra le tue emozioni
come il sole alla luna.

Milano, 31 ottobre 2014 19.37

giovedì 30 ottobre 2014

Padre tra le note di un piano - di Marco Musso

Suona ad ogni respiro
la tua profonda canzone,
chiusa come nota
tra i contrasti di un piano.
Suona silente
come la vita,
sempre presente,
suona nel silenzio
come eco di un lago presente,
che riflette come emozione
il dolore e l'amore.
Piano come tormento,
come incubo di un istante tremendo.
Piano come strumento
di gioia,
di gloria,
di serenità strappata,
di protezione paterna torturata.
Nel vuoto della concreta realtà
ogni sera risuona il tuo calore,
l'orgoglio di un padre
tra le note di un piano,
ogni sera il nodo in gola
di quel tormento scolpito,
ogni sera il tormento
di non averti liberato.
Amore, figlia mia
non temere,
il tuo dolore l'ho sentito suonare
nel silenzio del tuo crescere,
in quegli spazi vuoti tra infinite lettere,
in pennellate d'inchiostro che sottopelle risuonano
come il mio amore per te da sempre,
come il tuo tormento innocente
di chi vive la vita e non la vuol perdere.
Oggi ti parlo
tra note di parole in rima,
afferrando la mano di un amico
che d'amore pennella l'infinito.
Oggi ti capisco
nei sorrisi di chi ti sta accanto,
oggi le mie lacrime dal cielo
rinfrescano accarezzandoti il viso,
oggi ti libero
da quell'incubo perenne,
perché io come padre son sempre fiero
e tu per me la luce per sempre.

Milano - 30 ottobre 2014 09.33

mercoledì 8 ottobre 2014

L'età del vento - di Marco Musso

Ogni passo ha il suo prologo
come ombra riflessa il suo seguito.
Ogni età ha il proprio trascorso
la volontà nella follia di un domani.
Ogni vizio una brezza
ogni sogno una tormenta.
L'equilibrio si sottende come la vita
nell'estensione come proiezione di ogni nostro ideale,
nell'evoluzione di un crescere,
come lanciato locomotore in velocità
arde nella passione del consumarsi,
nell'illusione di raggiungere mete infinite,
nella convinzione che siamo noi a conquistare ogni stazione,
ogni stella di irraggiungibile luce,
solleticando l'istinto più profondo
che ha sempre dominato e smosso l'uomo.
In bilico sulle mie illusioni,
cavalcando questa vita pregna del proprio essere,
avvolgendomi nell'aurora del mio credere,
lanciato in un volo adolescenziale tra paure e certezze,
tra passioni ed illusioni,
nella pulsante palpitazione che possiede ogni folle sognatore
sventolo come vessillo
all'umile cospetto di quest'età del vento.
Facile oscillare,
difficile controllare,
eccitante farsi possedere,
esaltante attendere ogni bivio.
La vita è nel dono
un canovaccio da scrivere,
come intonsa tela in attesa
di esser posseduta tra colori e sogni,
intagliata nel tratto tra delicatezza e forzata, profonda passione.
Io come uomo ho sbagliato,
ho pianto,
ho urlato di gioia alla vita,
ho corso ed ho provato sulla pelle come brivido la paura.
Io come vento ho posseduto i cambiamenti,
ho aspettato il calore,
ho coltivato l'amore,
ho spazzato la polvere che copriva la certezza del selciato,
ho mutato il corso dell'amica storia
avvolgendo ogni ostacolo
della forza nella propulsione di lanciarsi altrove.
Questa è l'età del vento,
del cambiamento,
della naturale maturazione di chi
ama il prossimo come se stesso,
di chi ad ogni emozione muore nel colore per rifiorire,
di chi come ardito e folle sognatore
non aspetta di esser scritto dalla storia
ma incide ogni passo nel terreno
per guidare ed urlare al mondo
il proprio credo.
Io sono qui,
spoglio di ogni artificio,
onesto con me stesso nell'enunciare
di essere uomo imperfetto,
terreno da coltivare,
umile servitore dell'amore,
capace nella paura di ogni scelta
di saper vivere,
certo che ogni errore in volontà potrà mutarsi come frutto in maturazione,
convinto che nella realtà non esistano super eroi,
frutto di una ricercata finzione per ispirare ogni fragilità a divenire un salto verso il domani.
Io so che gli eroi risiedano in ogni timore,
ogni volta che il pugno si stringe
a contenere la paura,
ogni volta che in medaglia l'uomo mantiene il passo
segnando ad ogni scelta di rispetto verso al prossimo
il contenuto cerchio che d'insieme nella corteccia
protegge l'evoluzione del tronco
verso l'elevazione in certezza
a sfiorare in saggezza ed euforia
il celeste cielo.
Nell'età del vento
ho raggiunto la conoscenza del mio essere,
la certezza di ogni fragilità,
la volontà di provare ad essere ogni giorno
un uomo migliore.
Quel ramo che per strada attende la tramontana o lo scirocco,
avvolto nell'oscillazione del divenire in primavera
trampolino per rifiorire.
Io sono un uomo,
fragile ed in galoppo come la vita,
con lo sguardo come capitano al domani,
come sognatore alla ricerca di quel punto luminoso che segni la traccia del mio navigare.
Perdonatemi ogni errore
ogni scelta che nella certezza
trasformerà il mio essere
nel divenire.
Io sono uomo imperfetto,
bandiera del mio essere
nell'età del vento.

Milano - 08 ottobre 2014 01.01 a.m.“
 

https://www.facebook.com/notes/marco-musso/let%C3%A0-del-vento-di-marco-musso/10152804516080522

mercoledì 17 settembre 2014

Essere o non essere - di Marco Musso

Quale valore ha la vita,
tra gioie e prove,
tra storie e flebili realtà.
In cammino da un'eternità ritrovi il sole,
intagliato all'orizzonte come lo sguardo tuo,
l'indomani in cui,
tra stupore ed ardore,
due corpi hanno pulsato all'unisono,
come i cuori avvolti nell'amore,
generandomi come contenitore
di coraggio ed emozione,
come sospesa volontà di sciogliere ogni dubbio,
ogni velata condizione che del vivere dipinge
da generazioni inenarrabili
il mistero dell'eternità
nell'istante in cui la consumata espressione
si contrae in rigidità,
come sospiro che nell'aree raccoglie
ogni singola vita.
Battiti come palloni
come mondi lontani che si incontrano al crepuscolo,
come opposte realtà che in differenza
hanno l'opportunità in saggezza di amplificarsi
o per naturale esistenza,
nella cecità dell'egoismo estinguersi.
Vivi ogni istante da bambino
come canovaccio intonso di un sognatore,
un foglio vuoto da dipingere
come la vita che aspetta solo di esser colorata.
Voli che nel sole sembrano facili cammini,
sogni così intensi da parer reali, vicini,
verità che nello svolgersi
ti spingono avanti verso le prove,
a colmare le lacune di un cammino
che come lacrime versate
ti annegano o ti maturano,
come il desiderio dell'amore
che senti esplodere in fondo al cuore.
Come burla, come impegno,
come turbine adolescenziale,
il tempo inesorabile innanzi a te si consuma,
con un rigolo di terrore che intagliando il viso ti fa scegliere,
come acrobata su una ragnatela di opportunità,
come fiocco di neve che in candore
pondera la discesa
per imprimere in sicurezza il passo dell'avvenire.
Amore, gioia, ilarità, euforia, paura, spensieratezza, audacia, incoscienza.
Come freccia dall'arco scocca,
come certezza dal cuore sboccia,
come novella del passato già narrata,
arriva anche per te l'abbraccio della sera.
Tra gioia e dolore,
tra paura e nuove prove,
accogli fra le braccia tue la vita nuova,
l'incontro di due cuori in un solo battito,
il desiderio di imprimere il verso al tempo,
al mondo, al destino, a te stesso.
C'è sempre un tempo del sorriso,
la ricerca del paradiso,
la responsabilità di esser padre,
argine di un torrente in piena,
esempio fermo per il divenire,
marito nella gioia e nel dolore,
compagno nel cammino,
verso di certezza del destino
attento alla tutela del prossimo
e di ogni essere vicino.
Uomo come forza,
come sicurezza e come audacia,
come ferma convinzione di ideale,
come equilibrio fra le prove,
come termometro d'emozione,
come bilanciere tra il giusto e l'errore,
come passo da provare,
come sogno fra le stelle
pronto da cogliere e da rielaborare.
Il tempo ti prende e ti scuote,
stride come la volontà di impugnare il coraggio
di essere in equilibrio fra le persone
per divenire ogni giorno un uomo migliore.
A capo chino in umiltà e mai per timore,
abbraccerò ogni alba nuova,
ogni nuova via,
ogni apertura del tempo,
ogni chiusura di vita.
Non troverai mai l'inizio,
troppo complesso per percepirlo,
non troverai mai la fine,
troppo lontana dall'ultimo respiro,
non troverai mai la risposta,
come certa soluzione,
troppo facile per ogni maturazione.
La vita va vissuta così,
come succoso frutto da mordere
prima che il tempo la possegga,
prima che l'incertezza l'invecchi prosciugandola,
prima che un nuovo dubbio modifichi ogni percezione,
prima che il tuo passo giunga a conclusione.
L'amore va vissuto così,
in fiducia nell'abbandono,
come equilibrista in volo,
come sognatore che dipinge ogni spazio con follia e calore.
Non cercare intorno a te un domani
se prima non avrai ben chiaro in te
chi vorrai o non vorrai essere.
Ogni risposta è chiusa in te
in ogni timore ed in ogni emozione,
in ogni dolore ed in ogni certezza.
Noi siamo il passo, la cadenza e l'impronta della forza e dell'amore
di tutto quell'emisfero che nell'eternità
parlerà di noi.

Marco Musso - Milano, 17 settembre 2014 01.54 a.m.

martedì 8 luglio 2014

Addio - di Marco Musso

Scendono lievi come miele
lacrime che dal cuor son sospinte.
Parole che richiamano la natura
il dovuto essere
quasi uomo, quasi poeta.
Fra spazi che in sensazione sembrano infiniti
si piega la mia anima
come infante volto al suo cammino,
come implume sognatore
che nella vita cercava il sogno
e nel cuore l'amore.
Qui scrivo le mie ultime lettere in rima,
come un'ode alla vita,
alla forza, alla ripartita.
Qui depongo quest'arma di pace,
parole come bilanciere
tra chi nasce e chi muore
chi sogna e chi tace.
Il tempo ha giocato con me la sua partita
il lento scorrere di un fiume
che in forza poteva condurmi al mare,
all'immensità del cielo,
ad una tela pronta da intagliare.
Ai molti lascerò uno spazio per crogiolarsi in vanità o in idiozia,
ai pochi che mi han compreso e seguito
il testamento di un sogno ardito.
Siamo animi dispersi
alla ricerca del nostro perché,
capaci di sacrifici e voli,
coraggiosi nel porsi in umiltà col capo chino davanti agli infiniti perché.
Tra fogli di carta che non ci hanno mai salvato
lascio a chi sarà più ardito di me il mio pensiero,
il desiderio di non arrendersi mai fino all'ultimo respiro,
la follia di credere che l'amore vinca sempre, sempre anche davanti alla morte,
la voglia di librarsi in cielo come aquilone per comprendere il punto di vista dell'amore,
della vita come del sole,
lanciato verso il proprio destino con coraggio,
alla scoperta del proprio io.
Quando ti mancano le forze
comprendi la tenacia del tuo carattere,
quando il dolore ti lacera dentro scopri quanto amore raccolto sei capace ancora di donare,
quando le tue parole soffocano la vita comprendi che è il momento di tacere.
Io mai uomo, mai poeta
dalla mia umiltà devo ricominciare,
in quel punto in cui i ragazzi in solitudine capiscono come maturare, in cui la luce nell'ombra trova la sua dimensione,
in cui i poeti si struggono perché non trovano più un colore per guardare col cuore,
in cui ogni senso conduce al dissenso.
Come in tutte le commedie
l'autore china il capo
e salutando con orgoglio e stima chi l'applaudito
tra stupore ed euforia
pone il punto
e in un soffio volò via.

Marco Musso - Milano 03 Luglio 2014 01.19 a.m.

mercoledì 4 giugno 2014

Il petalo dell'animo - di Marco Musso

Vola,
vola,
vola senza sosta il pensiero,
quell'accento fra lettere consunte
che eleva le intenzioni
per sollevare dal peso della realtà
l'animo che in sensibilità
cavalca l'onda come nave,
come vela,
come vellutata vela
che d'un petalo in forza
sorride alla sventura,
al giudizio,
alla paura.
Forte della propria onestà
cavalca in nome dell'umiltà
brandendo come vessillo di vita una rosa,
dal romantico candore,
dall'ammaliante ed armonico danzare,
immobile nella sua mobilità
come fotografia dell'anima,
instabile al mondo come diagonale,
come quadro che nella concentrazione
da fermo ti conduce a valicare storie ed emozioni,
come il nostro passato che in mareggiata
torna a bussare alla nostra porta
per condurci in paura ad avanzare.
Rosa come vita,
come rosso di cuore,
come spina del profondo vivere.
Rosa come scettro e come argine,
come icona e come margine,
fiore dall'inquieto vivere
che di romanticismo ed amore
dona a chi lo riceve
un tonfo al cuore.
Io in vita non smetterò di sperare,
di sognare,
di attendere quella tormenta che al risveglio,
traghetterà sopra un petalo di rosa
i travagliati animi d'amore e di passione
sul sentiero increspato di onde
nell'idillio del colore.

Marco Musso - Milano, 04 giugno 2014 19.10

La via di fuga - di Marco Musso

Setole di nuvole impregnano
di carattere e fantasia il candore,
di un cielo come tela,
di emozioni come vela, come pigmenti di profili posseduti
che disegnano di riflessi di luce
il nostro punto di vista ed i nostri lati oscuri.
Tutti in costante fuga
dalla durezza di ogni realtà,
dalla fatica delle illusioni,
dalla cecità delle condizioni.
Dritti come tronchi proiettati al sole,
proni come corpi rassegnati al cedere,
flessi come anime instancabili nel credere,
percorriamo la nostra ovattata libertà
in punta di piedi come volatili danzatrici
volte alla leggerezza dei pensieri in umilta',
in costante ed armonica ricerca nelle evoluzioni
di una spasmodica via di fuga.
Non esistono soluzioni unilaterali,
miracoli che stravolgano in giustizia il reale,
non esistono vie di fuga concrete
se non quelle di vivere a piene mani ogni istante
per maturare il frutto della propria libertà.
Non esiste un peso,
un equilibrio,
un obolo da impegnare
per liberare quell'energia che da dentro sprona ogni evoluzione,
che doni sapienza a chi,
in bilico sulla vita,
tra la luce della linea gialla ed il salto nel buio
davanti ad una metro scelga
la soluzione che ridoni in dignita' a lui un valore.
Non esiste soluzione,
miracolosa pozione,
che sciolga animi e catene
mostrandocj in semplicità quello che il nostro animo
insegue dalla propria nascita,
quello che la realtà occlude in ogni incontro
costringendoci ogni volta alla fuga.
La vita di tessuto è intrecciata di gioie e dolori,
di volate ed improvvise impicchiate,
di un altisonante richiamo alla mobilità
tra fitte al cuore
ed esplosioni di incontenibili emozioni.
Marco Musso - Milano, 04 giugno 2014 09.43 a.m.

giovedì 29 maggio 2014

La nostalgia dei numeri primi - di Marco Musso

More,
lacrime raccolte nell'insufficienza dei propri confini,
colme come spazi, come dimore,
come linearità che dal reale raccolgono ogni iride
per trasformarsi nell'oscurità compressa e compita
di tutte le colorate sensazioni.
Nasce al primo vaggito
il desiderio di un cammino,
di un passo che descriva un carattere,
un impeto,
un nuovo io.
Ogni essere, dall'avere al credere,
ogni cedere, dal maturare al perdere,
ogni fragile, dall'essere di carne e vivere,
ogni idea, dal sentire al muovere.
Sembra di vellutata ironia
il mantello che riveste di malinconia
ogni personale teoria,
ogni punto di vista che come sasso
si scaglia ad incidere ogni riflesso,
ogni rifrazione del percepire,
ogni infrazione del comune vivere.
Ogni punto in moltiplicazione
diviene linea da seguire,
come punto di vista che in globalità
rende pubblica una società,
come un pensiero che di forza imprime
in equilibrio dalle lettere
il sorgere di una nuova era.
Sento che ogni contenuta identità
sia come sfera di mancata libertà,
come lacrima che nell'intagliare
di pittorico tratto il suo profilo,
debba stagliarsi al mondo
come realtà dell'essere
in ogni dimensione un individuo.
La malinconia si raccoglie
come i pensieri di visionari poeti,
come sferzate di colore che dalla mano di un irruente pittore
segnano l'immaginario collettivo
spostando ogni superficialità altrove.
Sembra che i numeri primi abbiano
nel loro piccolo e contenuto mondo,
un'ironica malinconia dell'essere,
una silente verità da condividere,
come l'essere leggero il compenetrarsi di diversità
per generare nel consunto finale
un nuovo inizio.
La poesia si veste di magia,
parole che in serenità si svuotano di importanza
per perdersi in una risata,
frasi che come appigli inchiodano l'animo
quando di dolore puntano in direzione la più oscura profondità.
Siamo cosi,
frutti della passione,
pelli rivestite dal sole,
contenitori di macigni e di bolle di sapone.
Non dateci un ruolo,
un vezzo, un idioma.
Il poeta vive nella morte
e risorge nell'amore.
Svuota in un sorriso
e vola a picco nella profondità del dolore.
Il poeta non è fumetto ma è la libertà di se stesso.
Il poeta non conduce
ma provoca dalla brace
il calore dell'amore.
Il poeta soffre per il mondo
illuminando l'oscurità della superficialità
con la frizzante irriverenza
del permanere nell'illusione
in bilico sulla fune della vita
tra la caduta ed il volo.

Marco Musso - Milano 29 maggio 2014 00.56

domenica 11 maggio 2014

Mamma nel cuore - di Marco Musso

Il primo contatto
all'apice dell'amore
scopre un percorso
fatto da due persone.
Un cuore pulsa
un contatto in vibrazione
come un fiume in piena che dalla fonte
diviene in un abbraccio nuova vita.
Non esistono parole
sufficientemente grandi,
emozioni sufficientemente reali,
una madre vive in te,
nel contatto che di pelle percepisci
nella realtà che nello sguardo
dona un'enciclopedia di parole.
La mamma e' il simbolo della vita
della rinascita
qualunque sia stata la tua partita con la vita.
La madre e' un cuscino
un cammino,
l'elemento naturale dell'evoluzione,
la consolazione,
la capacità di trasmettere nella preoccupazione
il vero amore.
Ogni giorno è la ricorrenza
ma non per lei ma per noi
è ad ogni respiri la nostra festa.
Mamma nel dubbio,
mamma nella tempesta,
mamma che all'infinito condurrà
la gioia della vita
e la vita nella gioia di un figlio.

Auguri alla mia mamma,
a tutte le mamme del mondo,
perché la mamma non è solo genetica ma un'esplosione d'amore incontenibile anche quando non l'hai partorito fisicamente ma l'hai partorito dal cuore.

Marco Musso - Milano 11 maggio 2014 08.19 a.m.

mercoledì 30 aprile 2014

Il viaggio - di Marco Musso

Il viaggio iniziò
mano nella mano
sguardo nello sguardo.
Come fiume in piena si propagò
come flusso che di sangue invade le vene
come impulso del pittore
intrepido come funambolo tra spazi e pieghe,
tra colore e ombre,
tra le sfumature indefinite del cuore.
Il viaggio iniziò
quando il tempo cavalcato si fermò
quando il respiro in sospiro si sfumò
quando la vita in battito galoppò.
Ci sarà mai un inizio dalla fine,
il ritrovato coraggio dalla paura,
il sogno alle porte del terrore,
quando come bimbi ci opponiamo al buio,
all'abbandono pieno quando dimentichiamo il reale
per ritrovarci in solletico sotto le dita
quando la passione irrompe nel silenzio
suonando la nostra ode.
Passo dopo passo
iniziò il viaggio,
battito dopo battito
come piedi sprofondati nel calore del deserto
come fissare in avvolgente materia
immagini e dolore,
gioia e colore,
come poeti che muoiono al punto
per rinascere in nuovi versi,
in cantate melodie possedute dalla gente,
da questo fiume di cuori che proiettano nell'ideale
le nostre sofferte e donate emozioni,
parole che ci strappiamo dal cuore,
immagini di noi dipinte in proiezione
come film sull'apparenza dell'ignoto.
Io ci sarò,
come vento al sole
come gioia nel dolore
come linee che in visi ti sorridono
come intrecciate primavere
che al mattino bussano alla porta
sbocciando in raggio alla finestra,
come aria di festa
che da una vita e per la vita
ti possiederá.

Marco Musso - Milano 30 aprile 2014 09.24 a.m.

https://www.facebook.com/notes/marco-musso/il-viaggio-di-marco-musso/10152426195480522

mercoledì 9 aprile 2014

L'Emozione - di Marco Musso

L'emozione sussurra alla vita,
la forza,
la scelta,
il tempo,
la continua dipartita.
L'emozione si sente fra le frasche del bosco,
quando un vento irriverente
svela il trucco e la sua impalpabile presenza.
L'emozione non è uno scrigno,
un segno,
un ristretto, ottuso contenitore.
L'emozione vive tra le vissute parole.
L'emozione non si fa possedere,
come femminile visione vuol farsi conquistare,
nel tango del cuore tra forza e timore,
con avanzate e ritorni,
come sfiorate ondate di spuma,
con delicate carezze che di brezza parlano al cuore
e nel calore smuovono a commozione.
L'emozione non ha un solo linguaggio,
un modo,
concedetemi sarebbe volgare
nell'imporsi in dittatura con una sola via.
L'emozione è pensiero superiore,
vive nella vita e risorge dalla morte.
L'emozione non è lineare,
una strada volta alla meta,
è un intenso intonso canovaccio
pronto nello sforzo a divenire sudario,
un stretta via, una mareggiata
e tra i caruggi del cuore
l'emozione e' pronta a divenire tra le note poesia.
L'emozione non è fragilità in commozione,
la debolezza del vivere,
ma la nostra natura in forza e forma
di raccontarci come esseri umani.
L'emozione non è l'inizio e la fine
ma il viaggio come stella cometa.

Marco Musso - Milano 09 aprile 2014 10.20 a.m.

https://www.facebook.com/notes/marco-musso/lemozione-di-marco-musso/10152378332240522

mercoledì 2 aprile 2014

Il nodo della relazione - di Marco Musso

Stringe come fune
un contatto in relazione,
ogni volta che due sguardi
come punti distanti,
come stelle di infinite costellazioni,
divengono in contatto
filo conduttore
di una comune connessione.
Stringono come necessità di vita
il tempo e l'amore,
la voglia e la passione,
la forza e la follia,
la rabbia e la malinconia.
Ogni corpo che liberamente apre il proprio essere,
ogni mente che rivela la condivisa profondità
senza il timore di svelare ogni debolezza in sfumatura,
senza la foga di costruire una apparente certezza,
vive una relazione,
come chiave che di mandata in mandata
serra come nota di violino
l'inizio di una nuova opera del destino.
Ogni animo in relazione
dona e prende,
tira e molla,
piega e raddrizza
il canovaccio dell'amore,
nel diffondersi come inchiostro su un intonso spazio
della vita e dell'amore.
Ogni relazione
è conduttore di pensieri e parole,
silenzi e dissensi,
sussulti e pretesti.
Ogni animo cerca la propria riflessione
per completare un'immagine
nella completezza della congiunzione.
Non esiste relazione
che non sottenda un nodo di contatto,
una stretta di avvolgente condizione.
Ogni nodo stringe il senso di una coppia,
come formula matematica
che in moltiplicazione
accarezza lo scambio libero del fattore.
Ogni inzio ha la sua fine
quando il nodo di una relazione,
da sicura di una costante presenza,
diviene senso della relazione stessa,
come costrizione dell'aria e dello spazio circostante,
come limitazione del proprio essere per non sottrarre,
come invidia del mutuo crescere,
come stretta fra un sentiero che come fiume
in libertà accoglie il sereno flusso
e in costrizione esonda per mancanza di un proprio spazio.
Ogni relazione ha un suo nodo
come fulcro dello scambio,
come centro del senso stesso dell'amore,
come magica formula che in amore amplifica
e in odio dissolve.
Ogni relazione nasce libera di essere ali di farfalla,
come stella cometa che illumina la sera
quando avvolta dal reciproco desiderio
propaga la propria essenza
amplificando il proprio essere nel sogno.
Tutto nasce e giunge qui
al punto del discorso,
al nodo della relazione,
alla forza di un legame che per ogni coppia
è abbraccio che amplifica la forza
o stretta che soffoca l'evoluzione.

Marco Musso - Milano 02 Aprile 2014 02.06 a.m.

martedì 1 aprile 2014

Andando, Amando, Vivendo - di Marco Musso

Gocce come frecce
incidono l'aria,
questo cielo intenso
di anime ed ombre
che nel sospiro solleva la sera,
in fantasia disegna il vapore,
nel pianto trafitto di luce il colore,
in questo cesto di aurore
avvolte al gesto per tinteggiare d'infinito l'atmosfera.
Passo dopo passo
si possiede un cammino,
una strada, una via,
l'incontro, il verso,
il contatto e la mia direzione.
Segni del tempo,
segni d'emozione,
come solchi che di vissuto
piovono al mondo
colmando il reale di creduto e di posseduta emozione.
Anima mia,
come seta che dal calor si muove
flettendosi come corpi uniti all'aria,
come steli al sospiro d'essenza della danza,
in quest'avvolgersi d'emozioni,
di pensieri s'adombra,
di stridenti convulse sensazioni si colma.
Cielo,
come perenne irraggiungibile irrazionalità,
avvolgi di terso calore un percuotersi di condizioni,
come destino d'estensione,
come desiderio di evoluzione,
come la mia mano che sfiora la tua,
nell'infrangersi di una lacrima a benedire il contatto,
come il mio sguardo che cerca il tuo,
come l'essere senza avere,
come il cerchio e come il bicchiere,
colmi in perferia nel contatto
tra corpo e labbra,
tra senso e rabbia,
nel desiderio di arco che estendendosi
batte il tempo dell'amore,
come note che dal cuore stridono la vita alla ricerca della reazione,
di quella pulsazione che invade petto e vene
in un'esondazione d'amore che porta il cuore a battere
come pentagramma di un folle autore
fino all'apice del percepire,
fino al limite del vivere,
fino al punto in cui non siamo più corpi ma un solo noi.
Musica che di magia possiedi la chiave del mondo
schiudi le paure e dimenati fra note e fluttuanti parole,
come poeta che nasconde le fragilità fra altosonanti versi di libertà
che stringono il petto d'emozione,
come ballerini che nel contorcersi della vita
corteggiano il destino e spingono ogni disperso amante intorno al focolare,
come universi infiniti alla ricerca della luce,
della congiunzione di particelle unite prima dell'esplosione,
come chi corteggia la pulsazione per urlare nella dolcezza dell'amore.
Vola l'emozione
come mattini bagnati di calore,
come tempesta che invade il mare,
come terrore che frusta di luce il reale,
come vibrazioni di corpi che compenetrano le passioni
divenendo poli d'attrazione di elettriche condizioni.
Genuflettendosi la musica china il capo,
di nobiltà accoglie il plauso del neofita amatore
che irrorato di vita
sgrana gli occhi innanzi a cotanta meraviglia,
come bimba che di 4 anni dalla musica è rapita,
come un crescendo di vibrazioni che ti fanno sbattere l'amore
su ogni corpo a produrre musica ed emozione,
come luce che tra sogni ed energia diviene coperta di costellazioni,
come lucciole raccolte a dipingere la paura del buio con la profondità delle emozioni,
come la forza che nelle note diviene mareggiata di vitale ardore,
come puledro lanciato verso l'ignoto
che tra turbini di trascinante goliardia
respira la vita
tra armonia e passione,
in una convulsa lotta verso l'apice dell'amore.

Marco Musso - Milano 01 Aprile 2014 02.27 a.m.

Poesia nata dalle sensazioni raccolte alla visione ed ascolto dell'emozionante opera "Andando, Vivendo" diretta da Charly Cartisano ed interpretata con magnifica energia e fluttuante melodia da Saule Kilate, come umile omaggio e come ringraziamento per aver saputo raccogliere nel contenitore del tempo la forza della musica e di tutte le emozioni umane.

https://www.facebook.com/SAULE.KILAITE.VIOLIN

https://www.facebook.com/events/261126730731741/

martedì 25 marzo 2014

La poesia di primavera - di Marco Musso

Scorre fra le dita
il filo della vita,
sottile come le possibilità,
tenace come la tua caparbietà.
Scorre libero
fra steccati di sfiorato confine,
il vitigno del cuore
fra spazi lasciati vuoti dalla stessa vita,
come prova,
come scusa,
come luogo da impregnare
con le temperature delle tue emozioni,
con il colore delle evoluzioni del tuo essere,
del tuo incidere il selciato per lasciare un passo,
con l'ironia mesta della poesia,
che sfiora in nobiltà ogni animo
lasciando conquistarsi solo dal più fragile,
dal più sensibile,
da quell'individuo che si distingue in capacità
per essersi nascosto tra le sfumature delle sue ombre
e la luce accecante del mondo circostante.
Vola così di sorpresa,
come il passo che cedendo sulla terra ferma,
incontra nel timore la paura del vuoto,
il terrore del silenzio ove prender quota,
ove colmare di personalità ogni nota,
ove divenire da essere immobile
fenice di fantasia,
piuma che leggera per il suo essere energia
fende l'aria tersa di emotività e candore,
onorando la stessa fertile esistenza a capo chino,
come danza che si tinge d'arte per divenire espolosione d'emozione,
come parole abusate che si impregnano di convulse vibrazioni.
La poesia è così,
come primavera del cuore pronta a sbocciare
quando il calore d'amore gonfia le vene,
come vele possedute da un vento ribelle che spinge
l'arenato corpo verso la leggerezza delle proprie pulsazioni,
quel battere violento dell'amore senza tempo,
di istanti che percuotono i confini imposti dal corpo, dal tempo,
per far tremare la carne come violino di vita,
come corde sospinte all'evoluzione di questa ode
chiamata nell'apice del suo manifestarsi amore.
Rimani così immobile,
come radice che ti ha creato,
come proiezioni di estesi rami
che di foglie si cospargono in colore,
estendendosi in audacia verso il cielo ed il sole,
come pennelli impugnati da una ribelle natura
che tinge come fosse un uguale passaggio
la vita e la morte
in una festa di vitali pigmenti di valore.
Cosi la commozione prende il sopravvento,
ogni istante diviene eternità di questo calore,
di un continuo tramutarsi di stati e di evoluzioni,
di stagioni che evaporando conducono la vita,
i giorni e le occasioni,
tutte queste sensazioni che ci guidano in un cieco cammino,
afferrandoci dal cuore per strappare dalla fetale posizione
tutte le sensazioni che hanno sempre fatto maturare come frutti
civiltà e persone,
menti e pensieri,
frasi e sonetti,
accompagnando ogni essere vivente dall'amore al niente.
Soli come mano che in strumento sferza il vento,
il nostro sguardo perde il senso,
ogni direzione,
affossato nelle nostalgie diviene solitudine e comprensione,
un insieme di soffocate, silenti parole che si raccolgono in evaporazione,
divenendo quella goccia che percorrendo il delineo,
tra rughe e fossi d'espressione,
intaglia un viso ormai consunto
trasformando una lacrima di passione
in un volo di fertile, penetrata irrigazione.
Si chiude qui al crepuscolo ogni pensiero,
ogni certezza ed ogni credo,
la realtà che in sospensione
come aria diviene ossigenazione,
percorso che in timore vibra come arco per scagliare la sua freccia,
come cuore pronto ad implodere
tra vellutati ricordi e contorti timori.
Afferrati dall'animo ribelle
i pensieri prendono corpo,
vestendosi di fluttuanti emotività,
traspirate esistenze,
corrugate velleità.
Tra armoniche e palpitanti verità
il nostro cuore flette il suo galoppo
al riflettersi di un sogno.
Tra proiettate realtà
si schiude il nostro essere
per farsi condurre in deformate aurore
come luce emozionata in tinte di colore.
D'arcobaleno si veste l'emozione,
la parola che da sola diviene verbo, evoluzione,
come gesto,
un sospiro,
quell'ansimare di anime e corpi incerti del destino,
smarriti nel cammino,
desiderosi di compiere ogni sofferto giorno come pegno,
per ritrovarsi avvolti in un paradisiaco emisfero
nel consolante svolgersi di un cielo tappezzato
di speranze e costellazioni,
come i sogni e tutte le nuove occasioni.
Noi siamo fragili rami,
aggrappati al tronco della vita,
all'inseguimento della morte come consolazione,
dell'amore come pulsazione,
della speranza come mutazione,
della gioia come nostalgica ammirazione.
Noi,
esseri incapaci di permanere inermi alla vita ed agli stimoli,
barcolliamo in equilibrio,
tra malinconia ed ilarità,
come il senso profondo del nostro essere
cuori ribelli
tra sconfitte e sogni.

Marco Musso - Milano 25 marzo 2014 01.57 a.m.

giovedì 27 febbraio 2014

Una coperta di brividi tra stelle di simili - di Marco Musso

Impalpabile come luce, come suono
permaniamo in bilico
come se il nostro essere
fosse abbarbicato sulla cresta dell'onda,
su una corda in tensione
tra il presente ed il passato,
come se in divenire ogni cosa ritrovi il proprio avvenire.
Frasi che di differenza parlano la medesima lingua del contatto
contaminano in relazione
il tempo consumato e quello ritrovato,
la relazione tra il tangibile ed il percepibile,
come domande a risposte che lasciano spazio alla capacità d'amare
che trovano la profondità nel calore che sulla pelle sprigiona dubbi e brividi,
l'ombra dell'ignoto,
la presenza di chi nell'assenza ha raccolto il valore,
il senso di quel che non puoi spiegare,
padri e madri che ritornano
ad accarezzare la forza delle emozioni,
stelle che tagliano la paura dell'ignoto,
risposte cercate erroneamente nel vuoto,
nell'oggettività di quel che nell'essere tangibile non puoi interpretare.
La vita ti fa capire quando sei capace di vivere,
quando senti la forza della fragilità,
quando ti fai consolare dall'eternità,
quando riesci a sentire chi non c'è più nell'emozione,
nei segni di incontri ed evoluzioni,
in tutte quelle parole che fischiano nell'inconscio,
proprio lì quando donando l'umiltà del proprio io al prossimo
la vita si rivela con lo specchio di anime riflesse,
segni e prove che nell'unità diventano contesto del nostro futuro,
terreno fertile che si rinnova nell'amore e nelle prove,
come sogni pronti a rivivere
come coperta di brividi fra stelle e simili,
come se proprio nell'intangibile
la vita sveli il suo segreto,
il senso di questo vivere,
proprio dove vorresti smettere perché non simile,
proprio in bilico sul baratro dove il proprio essere inizia a parlare
ad urlare la forza di essere debole.
La vita è facile
se comprendi che il suo essere
si amplifica nel credere, nel cedere,
nell'accogliere il fremito che percepisci
quando abbandoni la certezza,
la folle fuga verso il concreto,
percorsi già fatti da altri che non ti appartengono.
La vita è occasione,
passione,
fragilità ed emozione.
La vita ti parla negli errori, nei sussulti, nelle sfumature delle proprie percezioni
che come limo fertilizzano in torrente
ogni persona e sponda sfiorata,
quella carezza della sera che in pioggia si commuove
davanti al valore vero delle persone.
Ama, vivi,
trema e scambia.
Condividi, rifletti,
piegati per risalire.
La vita in fondo è quel soffio di fragilità
che nelle pieghe racconta la tua immensità.
Marco Musso - Milano 26 febbraio 2014 19.57

venerdì 14 febbraio 2014

A.A.M. In nome dell'Amore - di Marco Musso

Parole inseguono parole,
come vagoni di infiniti treni in fuga dalla realtà,
dall'amena crudeltà della vita di chi nel vuoto vuole edificare la propria città.
Parole come carburatore di emozioni che si intrecciano,
che come vite assorbono il calore dei buoni sentimenti per divenire l'avvenire,
per divenire frutti da gustare alla soglia di ogni realtà e stagione,
innanzi alla vita ed alla morte,
alla gioia ed a qualsiasi forma di dolore o sorte.
Parole che si inseguono a modificare sfumature che parlano di noi,
della capacità di chi nell'amore ritrova ogni collettore,
di chi nei sentimenti muore e risorge come il sole,
pronto a far sognare ogni essere ed a far rinascere ogni natura ed ogni vita
dopo il sogno infinito di una notte.
Non c'e' un inizio od una fine,
non c'e' un percorso senza ragione o sconosciuta direzione,
non c'e' relazione che non nasca dall'amore,
dalla vera complicità di vibrare a chilometri di distanza per la felicità o la tristezza,
per un turbine di sentimenti che in qualsiasi direzione conduce due anime a sentirsi,
a viversi ed a compenetrarsi nell'amore.
Io l'ho conosciuto,
l'amore,
il sentimento,
quella sfumatura della vita da tutti ignorata,
ricercata nell'oggettività di stereotipi confezionati che puoi toccare solo con la mano,
che conducono all'apparenza e a vissuti di breve intensità.
Io l'amore l'ho sfiorato,
irrorato,
vissuto ed idealizzato.
L'amore e' l'unica ragione,
il senso davanti ad ogni dissenso,
la capacità di condividersi come un'unica entità,
la capacità di completarsi con un passo indietro,
non nella sconfitta ma nella vittoria della complicità della condivisione,
come additivi di un'infinita miscela.
Corde di violino che sfiorate dalla brezza del percepito
vibrano in ode per la vita e la natura,
avvolgendo di brividi i corpi pronti all'amore,
pronti a viversi e compenetrarsi,
a raggi di infinita impalpabilità
che in umiltà chinano il capo al sole
per ricevere in premio indietro calore.
Amore intenso,
amore vero,
amore che non ha inizio o fine,
che non ha motivo o calcolata ragione,
amore che ti unisce sopra ogni tensione,
che mostra al mondo la sua intensità quando e' vero,
quando brilla negli occhi come rugiada di delicato risveglio,
quando non cerca l'appagamento o l'esposizione.
L'amore vero vive in ogni passo indietro per far precedere il complementare
che nella complicità formerà l'insieme di un'eterna evoluzione.
Amore come seme, come fulcro,
come percorso da vivere ogni istante come fosse la prima volta,
come pulsazione che in battere
suona ogni sentimento come opera musicale,
come pentagramma posseduto dalla vita stessa,
dove ogni nota incide nel tempo quel che l'apparenza insegue da sempre,
la forza della complicità sguardo nello sguardo,
come ironico sberleffo a quello che amore vero non e',
alla violenza ed all'imposizione di un sentimento
volgare per la sua natura di innaturale trasporto,
svuotato dalla ragione stessa dell'amore, la condivisione.
Io ho conosciuto l'amore,
come essere umano ho abbracciato la fortuna,
la visione dell'eterno idillio di non aver paura,
di sentirsi forte nelle emozioni perche' donate e ricevute,
perche' come ogni mattone
le mie emozioni edificano un futuro e l'eternità di ogni intento ed intenzione,
come cerchio che percorso in qualunque direzione
porta costantemente ed in sicurezza
dall'inizio alla fine sempre al primo punto d'incontro.
In nome dell'Amore scopro ogni carta,
ogni mia più velata timidezza,
e davanti ad un tramonto da favola,
racconto in questo mio dipinto
l'intensità di ogni colore che come emozioni
imprimono nella loro profondità la loro natura,
la forza delle emotività che smuovono ogni sogno all'orizzonte
facendoti volare come anima sopra ogni piccola ed insignificante reazione.
Io ho conosciuto l'amore,
la verità della vita, del dolore, della gioia e della condivisione.
L'amore lo senti solo se lo vivi ogni giorno,
nelle attese e nelle intense sorprese,
nel desiderio di condividere ogni tipologia di sensazione
perche' senti sulla pelle e nel cuore
l'esplodere di un torrente di comune direzione
volto a farsi trasportare dalla passione per amplificarsi
come propagazione di una sincrona melodia,
note che dipingono quel libro che possiede i nostri contorni
e nel diffondersi del colore parla di noi.

Marco Musso - Milano, 14 febbraio 2014 18.28