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martedì 28 maggio 2013

Il Branco - di Marco Musso


Ci dicevano di ridere,
ci dicevano di piangere,
ci dicevano di vivere,
ci dicevano che tutto sarebbe andato meglio di così.
Avevate,
avevamo,
avremmo avuto
la possibilità di creare, di esultare,
di volare sopra le parole.
Poi cos'è successo,
chi ha piegato il capo,
chi si è arreso,
chi colluso si è proteso ad usurpare
questa felicità flebile,
fragile come le ali di quella farfalla
che ora non riesce più a volare,
che da vittima diventa sacrificio
per stemperare il peso di un virtuale gioco di tortura,
velato dalla logica di rete, del non tangibile,
violentemente ignobile nella logica umana
di credere più alle cattiverie che alle buone parole.
Non esistono voli indolori,
tagli profondi di gruppi di minori,
che incidono cuore e carne,
la vitalità dell'amore, della relazione,
di essere accettati per come si è,
scherniti da un gruppo di persone che da soli
non valgono neanche un quarto di persona,
che cercano la forza nell'offesa,
nella riflessa arresa di chi forza ne aveva da vendere,
giorni da consumare,
amori da vivere,
fogli da riempire di infinite parole
per rendere questo mondo migliore,
parole che ora rimangono come cenere
a descrivere quel vuoto che nel suo significato
racconta l'assenza di vita e cuore,
di forza ed onore del branco.
Insieme di persone,
di poche vuote parole che non formano che frasi di dolore,
significanti di orrore,
affamati predatori di sogni ed emozioni,
di quello che neanche insieme riescono a comporre,
la forza e l'onore,
la vita e l'amore.
Oggi piego io il capo,
io come uomo,
io come cittadino di una società allo sbando,
distratta dalla futilità,
alla ricerca del benessere personale
che abbandona il proprio futuro per la strada,
nella cieca ignoranza della logica del branco,
predoni di futuro,
vili artefici di dolore e suicidi.

Marco Musso - Milano 28 maggio 2013 09.43 a.m.

da Marco Musso (Note) Martedì 28 maggio 2013 alle ore 10.22

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