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sabato 2 febbraio 2013

L'alcolista nella bottiglia - di Marco Musso

Sorge la luna,
pallida come la tensione nelle mani,
pallida come la definizione dell'orizzonte,
della prospettiva di me e del mio domani,
di quel filo sottile come le possibilità,
fragile come seta in preda alla paura.
Sono così in equilibrio,
in bilico su questa mia forza
che sento venir meno
tutte le volte che la chiedo.
Con quelle vibrazioni e timori che oscillano su questo cuore
che voleva solo donarsi com'è,
come pezzo di pane da condividere,
come mano che voleva stringere te
per sollevarti e non ritrovarsi ad essere sollevato.
E così ti sfugge sotto le dita la vita,
le scelte, l'amore e l'orgoglio,
scorre come fiume dalla foce,
come ombra dissolta nel sogno al sopraggiungere della sera.
Trema la mano, trema il mio cuore,
crollano nella confusione delle parole quelle idee
che avevo scolpite in testa,
incise ed intagliate in fondo,
li ora coperte dalla foschia di questo essere
l'inverno dell'animo.
Tutto parte da qui,
avvolto nella coperta dell'incertezza
mi si annebbia la vista,
perdo il contatto con le mie convinzioni
e nelle voci che mi rimbalzano in testa
sfondo il pavimento del mio vivere genuflesso
innanzi a quel che mi dicevi.
Corri e scappi dalle paure,
nei corridoi dell'anima verso quella luce
che in sfida si defila dal reale.
Tu con la mano a cercare il vento stringi
in pugno quel fazzoletto pregno del tuo vivere,
di quelle lacrime che trasportano parole e tutte le tue idee,
ideali e sogni come stesi su vele alla ricerca della forza della vita,
come messaggio chiuso come bimbo in una bottiglia,
contenitore che per ironia trasformava
le mie fragilità di natura in calore d'ebbrezza,
colmo di quel sangue che alimentava l'illusione,
soffocava nella nebbia le paure
che io non sia uguale a voi.
Così rinchiudevo in quella bottiglia la mia richiesta d'aiuto,
la mia scelta di non sentirmi uguale,
degno del medesimo spazio concesso al mondo,
a chi mi ha umiliato, a chi più fragile di me
ha avuto la superbia di difendersi distruggendomi.
Davanti a questa vita che corre via
io lascio il mio messaggio e la mia richiesta d'aiuto
chiuso nella bottiglia,
protetto in quel liquido che riesce a confondere le mie lacrime
nel colore caldo del cuore,
con discrezione ed umiltà per non farsi vedere,
perché quella spalla non c'è,
perché ad ogni bracciata affondo in questo liquido
che come marea mi illude di sfiorare la riva e mi trascina via.
Qui mi accontento di appoggiarmi allo spirito della sconfitta,
almeno non può ferirmi come una realtà a brucia pelo,
almeno è coerente con la sua natura
e il suo progetto di naufragare nell'intangibile,
sul cielo libero come dirigibile.
Lontano da tutto e da tutti,
lontano dal passato e dal futuro,
sottovoce ti urlerò la mia paura,
la mia voglia di normalità,
la speranza di possibilità,
la consapevolezza di non aver mai voluto nuocere a nessuno,
della rabbia di essermi sentito abbandonato dalla vita stessa
che ho sempre amato,
che non sono mai riuscito a difendere,
che ho inseguito, a cui ho lasciato il mio biglietto di scuse e di paure,
in quella bottiglia che ora galleggia portandosi via l'anima mia.
Io ti amo vita mia, io ti voglio vita mia,
io voglio essere me stesso, io voglio che tu,
stappando questo scrigno,
legga questo messaggio,
questa richiesta d'aiuto
e afferrando questa mano e sfoderando il tuo sorriso
come alba del nuovo mattino mi dica
"Benvenuto amico mio, qui non esiste il passato."

Milano, 02 febbraio 2013 08.25 a.m.


pubblicata da Marco Musso il giorno Sabato 2 febbraio 2013 alle ore 12.21

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