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martedì 11 settembre 2012

La danza della fragilità - di Marco Musso

Chiuse
le mie palpebre al mondo,
tremano nel percepire
la sofferenza dell'uomo.
Urla nel silenzio la madre,
persa come il figlio
in cerca di fortuna,
stroncato nel cammino
sventolando la bandiera del proprio destino.
Urla il figlio in strada
alla ricerca di quel che non sarà più,
di un reale che porta il velo

sul sorriso di un bambino.
Sento da lontano il fischio,

come richiamo la voce di innocenti,
di anime in cerca di conferma,
in cerca della possibilità come d'altrui speranze

di vita, di amore, di gioia e di colore.
Tremano le immagini ormai consunte
di intollerabili verità,
di crude costruzioni
di interessi sopra persone e città.
La vita nel suo diritto di essere
si contrae nel dolore di chi la cerca,
di chi in difesa lotta per l'innocente.
Nel timore di sensazioni e dolore
scappiamo da realtà scolpite
nelle azioni quotidiane,
coprendo di velate sobrietà
ragioni di interessi e false verità.
Vola un foglio bianco,
perdendosi nel movimento,
vola uno spazio perso
svolazzando in aria
come danza di fragilità.
Rinchiuso fra righe e spazi
il pensiero che ormai non cresce più,
la speranza implosa in un secondo
di una vita che non pulsa più.
Ancora tante frasi eran da costruire,
ancora tante parole in fila nel suo avvenire,
ancora sentimenti e buone azioni
potevan trovar spazio nel suo vivere,
fra le righe di quel tema
che per cecità e potere
ora non pulsa più.
In noi nasce un destino,
una forza che urla il diritto,
la ricerca di difesa
dell'innocente rinnegando il potere.
Ora la vita chiede pegno,
da una lacrima un contegno,
per guidare il tuo cammino
accogliendo il tuo nuovo destino.
La vita é fatta a cerchio,
di perimetro e d'insieme,
come unico contenitore
di idee, gesti e di persone.
La vita chiede aria,
un nuovo pentimento
di noi tutti ormai seduti
a commemorare la nostra cecità.
La vita intorno canta,
ci richiama alla sua danza,
che di mano in mano unisce
la fragilità alla forza.
Non esiste un sentiero,
un cammino ed un terreno,
che in denaro possa usurpare
il diritto d'altrui alla vita.
Io chino al mio destino,
penitente alla vita,
accendo questa luce
per ridar forza alla speranza,
per questa lacrima che in vessillo
riconduce l'uomo alla coscenza.
Il mondo non é fatto da buoni e da cattivi,
da bravi e da sbagliati,
il mondo gira in cerchio il suo destino,
ponendo condizioni, scelte e possibilità nuove.
Non esiste il caso o il definito,
finché il cuore batte a te é concesso
di cambiar registro
per rivoluzionare in un gesto,
la vita di infinite persone.
Chiudo gli occhi nuovamente
nell'infondere un pensiero
che da dentro mi possiede
e nel sole doni questa danza

ed alle nuvole in arcobaleno un nuovo sole.

Milano, 11 settembre 2012 11.25 a.m.

pubblicata da Marco Musso il giorno Martedì 11 settembre 2012 alle ore 11.32

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