TRANSLATE in your language

venerdì 20 gennaio 2012

Il cappellaio Matto - di Marco Musso

Vibra il mio cuore
come le emozioni in musica
che in organi liberano l'amore.
Sento forte nel petto l'energia che mi doni,
la voglia di crederci,
la forza che in disperazione trova consolazione
tra fuoco e passioni,
nei gesti e nelle azioni
dell'amore e di noi.
Neve che cade al suolo,
candore che nello spessore
in liquido diventa vita,
il nutrimento dell'essere e del divenire,
come queste mie parole che graffiano e stimolano,
come il mio pensiero che e' vero solo quando penetra le tue fragilita'.
Qui come stelle cadenti,
capaci di illuminare di speranza il futuro di un istante
e in mille pulsazioni che in lucciole
diventano suoni e bagliori,
perturbazioni.
E cosi ti lasci andare,
scaldi con l'affetto delle mani
l'espressione che in un sorriso
verso il cielo si eleva,
su quelle labbra che prima
la tristezza comprimeva e contorceva,
ora che quelle labbra
sono mele da mordere,
frutto del peccato e del piacere,
labbra che come lame
sono capaci di lacerare in ferite
questo cuore capace per amore di morire.
Poi cosi, con la semplicita' d'infanzia,
chiedi il peso e le misure,
chiedi quanto di quell'affetto ora provo per te.
Con l'ironia che da sempre come mantello riveste timidezze e sorprese,
guardandoti rispondo che la forza che mi preme
e' l'anima mia che esplode,
e' quel vivere di pazzia e fantasia,
sopra la banalita', sopra la mediocrita',
sopra la volgarita' della normalita'.
Quello che ti dono e' il mio tesoro,
la necessita' di arricchire il posto in cui vivo,
custodire in scrigno il segreto
del desiderio e del vissuto.
E' come chiedere perche' mai
ogni istante ci si ostini a respirare,
ad ossigenarsi di te.
Tutto si racchiude qui,
perche' sei la trasposizione del mio cuore,
perche' i tuoi occhi bucano e scavano,
illuminando in me i lati oscuri,
dal tempo consumati, ormai dimenticati.
Quegli spazi dell'essere me stesso,
nudo senza veli e condizioni,
con la fragilita' e la pazzia
di dire finalmente, sono solo io.
Perche' mi sento meglio
quando solo il pensiero a te e' vicino.
Tra sogni e fantasia,
tra melodie e note disperse,
lancio lacrime e simboli,
lancio quel che sono,
senza l'inibizione di spogliarmi dalle mie paure,
da tutte le tue scuse.
Cosi,
come cappellaio matto,
nel silenzio della notte
tra scarpe e strade rotte,
inseguo la mia ombra
che fuggendo dalla luce e dal bene
si protende all'infinito
urlando al vento ribelle
"Ho bisogno d'amore.
Oggi chi mi prende?".

Milano, 19 gennaio 2012 20.12

pubblicata da Marco Musso il giorno venerdì 20 gennaio 2012 alle ore 11.23

Nessun commento:

Posta un commento